Claudio Loiodice Sociologist – Geopolitical Consultant
Maternità, aborto, etica e diritto alla laicità
Lo scorso 26 aprile sono apparsi sui media due articoli che inducono ad una riflessione profonda sul concetto di laicità. *
Premetto che sono cattolico e che, non solo per questo motivo, sono in linea di principio contrario all’aborto, come sono, sempre in linea generale, contro la pena di morte, l’eutanasia e le manipolazioni genetiche.
Queste convinzioni riguardano la mia sfera socioculturale, la mia formazione, la crescita e l’educazione e, anche se ritengo siano comuni a tante altre persone provenienti dalla mia stessa linea educativa, comprendo che non tutti, anzi molti altri, possano non condividere le mie idee.
Sono però altrettanto convinto che l’unica forma di convivenza civile praticabile, almeno quella meno conflittuale, sia quella laica. Il concetto di laicità non deve però essere confuso con quello anarchico ed agnostico, non di certo; è oramai consolidato, almeno in questa vita, che le forme sociali sopravvivono solo ed esclusivamente quando la società stessa si è data delle regole.
Le regole, ovviamente, sono dettate dalla sintesi della pluralità delle convinzioni di ognuno dei componenti, ovvero della maggioranza, a cui la minoranza, per il semplice fatto di aver accettato e di continuare ad accettare di far parte di quel determinato contesto sociale, si deve assoggettare.
Le regole di civile convivenza che la comunità si deve porre possono anche riguardare la sfera personale di un membro della stessa, come ad esempio quelle che tutelano la salute e la conservazione della stirpe. Vietare l’omicidio, il suicidio o ogni atto autolesionistico riguarda non solo il soggetto passivo o attivo, ma l’intera collettività intesa in quanto tale.
Noi cattolici riteniamo che la vita abbia inizio sin dal concepimento, pertanto tendiamo a paragonare l’aborto alla soppressione volontaria di un essere umano, all’omicidio.
Esistono comunque delle perplessità in merito all’ipotesi prima illustrata riguardante l’inizio della vita; perplessità che non possono essere soddisfatte solo in ambito teologico, per il rispetto della pluralità delle idee e della laicità, ma che debbono trovare un riscontro anche in ambito scientifico.
Altri dubbi sulla spinosa materia derivano dall’interrogativo che tanti si sono posti, su quale sia il bene primario da tutelare: l’integrità e la salute dell’essere anagraficamente già nato, in quanto soggetto con pieno diritto di libero arbitrio – nei minori incoscienti temporaneamente esercitato dal tutore – o stabilire imprescindibilmente il diritto dell’ essere concepito di poter nascere e quindi esistere?
Penso ad esempio ai casi di gravidanze che mettono in pericolo la prosecuzione serena e sana della donna; a feti affetti da malformazione; a gravidanze prodotte da violenza o concepite in corpi di donne incapaci intellettualmente e quindi inconsapevoli del valore del concepimento e del ruolo materno.
Ci sono poi casi nei quali la donna ritiene che quel concepimento, frutto semplicemente di un congiungimento carnale, privo di un significato sentimentale, possa costituire un ostacolo allo svolgimento sereno della propria esistenza.
Per tutti questi casi, sia terapeutici, sia risultato di un discernimento consapevole dell’interessata, tenuto conto delle condizioni socioculturali, la legge 194/78, consente e quindi ne sancisce il diritto, all’interruzione volontaria della gravidanza, la quale deve avvenire entro i termini previsti dalla legge stessa, che variano a seconda se si tratti di terapeutico o di altro libero arbitrio.
E’ stata quindi la comunità, in questo caso quella italiana, che e è stata chiamata a decidere, ad approvare la legge, o meglio abrogare la norma che vietava la pratica abortiva.
Il fatto che la stragrande maggioranza degli italiani, pure essendo, o meglio dichiarandosi cattolica, abbia voluto prevedere una tale norma, sta a significare che essa è divenuta legge e quindi va rispetta da chiunque.
Potrebbe sembrare contraddittorio, a mio avviso non lo è; l’etica è una condizione personale che si acquisisce inconsapevolmente sin dalle origini della propria esistenza e a differenza della deontologia, non è una cosa che si impara, è una condizione presente in noi.
Eticamente farei di tutto per impedire un aborto, tranne che, fuori dalle ipotesi di legge, imporre la mia idea su un altro soggetto dotato di libero arbitrio, di coscienza, di intelligenza sufficiente a consentirgli di decidere liberamente e senza sottomissioni o costrizioni.
Chi leggerà l’articolo relativo alla giovanissima mamma, si renderà conto della dolcissima premura, della voglia che questa ragazza ha di allevare il frutto del suo amore; altre ragazze probabilmente non hanno goduto delle condizioni psicosociali positive necessarie per affrontare una tale situazione; sarebbe stato un delitto, un dramma, un obbrobrio etico, aver consentito o indotto in questo caso l’aborto.
Diverso è invece il caso che riguarda la questione dell’obiezione di coscienza, che rende difficile l’applicazione della legge 194. Ritengo che al contrario di quanto sostengono gli obiettori, sulla cui scelta non discuto, sia eticamente e deontologicamente scorretto opporre l’obiezione in strutture pubbliche che, in quanto tali, essendo a disposizione del pubblico, debbono consentire agevolmente l’esercizio di un diritto legittimamente posseduto e garantito dalla legge.
La chiave sta proprio nella inviolabile laicità dello Stato di diritto, che trae esclusivamente fonte dalla complessità e sintesi della volontà dei soggetti che compongono quella determinata società.
In conclusione: l’argomento pone senza dubbio degli interrogativi amletici; domande che ci tormentano, che dividono le coscienze, ribadendo il mio no alle pratiche abortive indiscriminate, per capriccio, per incapacità di assumersi precise responsabilità, credo che comunque i valori civili, laici, debbano prevale sulle convinzioni religiosi che ognuno di noi ha, se così non fosse, di fatto giustificheremo tutte quelle imposizioni arcaiche che altre religioni impongono all’interno di Stati governati in maniera teocratica.
Member of the British Sociological Association – American Society of Criminology UK Representative Associazione Nazionale Sociologi – Fondazione Antonino Caponnetto London director@strategyandsecurityltd.com – http://www.strategyandsecurityltd.com
* http://www.repubblica.it/cronaca/2014/04/26/news/mamma_sedicenne-84485061/?ref=HREC1-5
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